Hai mai avuto la sensazione che tuo figlio parli meno rispetto ai suoi coetanei? Che comunichi a gesti o con versi invece che con parole? Magari ti rassicurano dicendoti: “Tranquillo, prima o poi parlerà”, ma dentro di te senti che qualcosa non torna.
E se il tablet o la TV avessero un ruolo in tutto questo?

Sì, perché negli ultimi anni logopedisti e pediatri stanno osservando un aumento significativo dei ritardi nel linguaggio tra i bambini più piccoli, e uno dei fattori in comune è l’uso precoce e prolungato dei dispositivi elettronici.
Parole che non arrivano: il legame tra schermi e ritardo del linguaggio
Il linguaggio non si sviluppa per magia. È il risultato di un processo complesso che coinvolge l’ascolto, l’interazione sociale, la sperimentazione, l’errore e la ripetizione. Il cervello del bambino ha bisogno di tempo, contatto visivo, risposte emotive e scambi veri per imparare a parlare.
Quando invece il bambino trascorre molto tempo davanti a uno schermo, manca la componente più importante per lo sviluppo del linguaggio: l’interazione umana. I dispositivi parlano, sì, ma non ascoltano. Non rispondono. Non si adattano ai bisogni comunicativi del bambino.
La differenza tra ascoltare e interagire
Guardare un cartone animato o ascoltare una voce elettronica non equivale ad avere una conversazione. Eppure molti genitori, in buona fede, pensano che mettere un bambino davanti a contenuti “educativi” possa stimolare il linguaggio.
La verità è che nessun contenuto digitale può sostituire il potere di una chiacchierata dal vivo, anche se fatta di versi, gesti e sguardi. Il bambino ha bisogno di sentire la voce di un adulto che lo guarda, che gli risponde, che modula il tono, che ripete parole con pazienza.
Cosa succede nel cervello del bambino?
Durante i primi tre anni di vita, il cervello è in piena costruzione delle aree legate al linguaggio. Ogni stimolo ricevuto – ogni parola udita, ogni scambio verbale – contribuisce a rafforzare le connessioni neuronali.
Se questi stimoli vengono sostituiti da suoni artificiali e monologhi digitali, le connessioni si sviluppano in modo incompleto o disorganizzato. Questo può portare a:
- Ritardi nell’emergere delle prime parole.
- Difficoltà a costruire frasi.
- Povertà lessicale.
- Scarso uso del linguaggio per esprimere bisogni o emozioni.
Segnali da non ignorare
Se tuo figlio ha meno di 3 anni e fa largo uso di dispositivi, fai attenzione a questi segnali:
- Dice poche parole o non ne dice affatto.
- Usa più gesti che parole per comunicare.
- Fa fatica a farsi capire o a capire gli altri.
- Non guarda negli occhi quando gli si parla.
- Sembra più interessato agli oggetti che alle persone.
Non sempre si tratta di un problema serio, ma in presenza di più segnali è importante valutare con un professionista.
Cosa fare per favorire lo sviluppo del linguaggio?
Fortunatamente, il cervello dei bambini è plastico e può recuperare molto, soprattutto se si interviene presto. Ecco alcune azioni semplici ma potentissime:
- Riduci drasticamente l’uso degli schermi nei primi 3 anni di vita, quando il linguaggio si sta formando.
- Parla con tuo figlio, anche se non risponde ancora: descrivi cosa stai facendo, cosa state guardando, cosa succede attorno.
- Canta, leggi, racconta storie, anche brevi, anche inventate sul momento.
- Gioca guardandolo negli occhi, imitando i suoi suoni e aspettando la sua risposta.
- Non usare il tablet come “baby-sitter”, soprattutto nei momenti in cui ci sarebbe occasione per parlare e interagire.
Le parole nascono dalla relazione
Il linguaggio è molto più di un insieme di parole: è relazione, attenzione, tempo condiviso. Nessun dispositivo, per quanto ben progettato, può sostituire uno sguardo affettuoso, una risata condivisa o una parola detta al momento giusto.
Restituire ai bambini il tempo per ascoltare, parlare e sbagliare è il modo migliore per aiutarli a crescere non solo con un buon vocabolario, ma con una comunicazione ricca e piena di significato.
Nel prossimo articolo parleremo di dipendenza digitale nei bambini: scopriremo quali sono i segnali d’allarme, come si manifesta e cosa fare quando l’uso della tecnologia diventa un vero problema di comportamento.