Attenzione, memoria, flessibilità: cosa succede alle funzioni cognitive nell’era digitale?

Come l’uso eccessivo degli schermi può interferire con le capacità mentali che servono per imparare, risolvere problemi e organizzarsi

“Mio figlio fa fatica a concentrarsi.”
“Studia, ma dimentica tutto dopo un giorno.”
“Si blocca quando deve affrontare qualcosa di nuovo.”

Sono difficoltà sempre più comuni tra i bambini e i ragazzi di oggi. Ma prima di cercare una diagnosi o un metodo di studio alternativo, è importante fermarsi e osservare l’ambiente cognitivo in cui questi bambini vivono ogni giorno.

Credits: @mizkit/Freepik

E in quell’ambiente, la tecnologia ha un ruolo decisivo, spesso sottovalutato.
Non solo per il tempo che sottrae, ma per il modo in cui condiziona l’attività del cervello.

Le funzioni esecutive: il motore interno del pensiero

Nel cervello umano, esistono alcune funzioni cognitive chiamate “esecutive”. Sono quelle che ci permettono di:

  • mantenere l’attenzione su un compito,
  • inibire distrazioni o impulsi,
  • memorizzare e manipolare le informazioni (memoria di lavoro),
  • passare da un’idea all’altra con flessibilità,
  • pianificare, organizzare e portare a termine un’attività.

Sono le abilità mentali più complesse e più sensibili agli stimoli ambientali.
E si sviluppano lentamente, grazie a esperienze reali, relazioni significative, gioco libero, sfide graduali.

Il problema non è la tecnologia, ma come viene usata

Quando la tecnologia è utilizzata in modo passivo, frammentato, compulsivo, il cervello si abitua a una modalità diversa:

  • attenzione breve, continua interruzione,
  • gratificazione immediata,
  • zero sforzo di memorizzazione,
  • scarsa tolleranza alla frustrazione,
  • difficoltà a “restare sul pezzo”.

Il risultato è un sistema cognitivo abituato a reagire, ma poco allenato a pensare.
Un bambino può sembrare brillante davanti a uno schermo, ma faticare terribilmente con un compito scritto o una semplice richiesta in classe.

Cosa accade a livello cerebrale?

L’uso eccessivo degli schermi:

  • sovraccarica le aree sensoriali, lasciando poco spazio all’elaborazione profonda,
  • riduce il tempo dedicato a esperienze che sviluppano memoria e concentrazione,
  • ostacola la costruzione di strategie personali, sostituite da risposte immediate preconfezionate,
  • altera il ritmo naturale tra stimolo e pausa, fondamentale per consolidare l’apprendimento.

Nel lungo periodo, questo può compromettere l’efficacia delle funzioni esecutive, proprio nel momento in cui si stanno formando.

Segnali da osservare

  • Si distrae facilmente, anche in attività che prima lo coinvolgevano
  • Fa fatica a iniziare un compito senza supporto
  • Dimentica regolarmente materiali, indicazioni o attività già svolte
  • Passa da un’idea all’altra senza concludere
  • Si scoraggia o si arrabbia quando non riesce subito
  • Evita giochi o compiti che richiedono pianificazione

Questi comportamenti, se ricorrenti, non vanno ignorati. Non si tratta solo di “carattere” o “età difficile”, ma possono essere il risultato di un ambiente troppo orientato alla stimolazione digitale e troppo povero di esperienze cognitive reali.

Cosa possiamo fare per proteggere (e allenare) le funzioni cognitive?

  • Limitare l’esposizione quotidiana a contenuti digitali passivi, soprattutto prima di attività scolastiche.
  • Introdurre giochi che stimolino la mente, come puzzle, giochi da tavolo, memory, costruzioni.
  • Valorizzare le routine, che aiutano il cervello a strutturarsi.
  • Dare tempo e spazio all’apprendimento lento, fatto di errori, riletture, piccoli successi.
  • Proporre esperienze “reali” che richiedano problem solving, anche semplici (cucinare insieme, pianificare una gita, organizzare la stanza).
  • Sostenere l’autonomia: lasciare che il bambino provi da solo, anche se sbaglia.

Allenare le funzioni esecutive non significa insegnare nozioni, ma coltivare processi mentali che durano una vita.

Nel prossimo articolo esploreremo un aspetto specifico di questo mondo cognitivo: il ruolo della dopamina “sociale” e il bisogno crescente di approvazione online nei bambini e nei preadolescenti. Un tema sempre più urgente da comprendere per educare all’autostima e all’identità.

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