Come i meccanismi dei social e dei videogiochi influenzano l’autostima in fase evolutiva
“Mamma, quanti like ha preso il mio video?”
“Papà, lui ha più follower di me, è famoso!”
“Se non rispondono subito, vuol dire che non piaccio?”
Sono frasi che oggi sentiamo sempre più spesso, anche da bambini molto piccoli.
E non è solo curiosità: è un bisogno profondo di sentirsi visti, accettati, riconosciuti.

Un bisogno che da sempre accompagna l’infanzia e l’adolescenza, ma che oggi viene amplificato, accelerato e distorto dagli ambienti digitali.
Il bisogno di approvazione: un motore dello sviluppo
Desiderare di essere accolti e valorizzati è una componente fondamentale della crescita.
Attraverso lo sguardo dell’altro, il bambino costruisce la propria immagine di sé.
Un sorriso, un complimento, una carezza: sono “rinforzi” affettivi che nutrono l’autostima.
Il problema non è cercare approvazione.
Il problema è quando l’approvazione diventa dipendenza, e quando i canali attraverso cui arriva sono artificiali, impersonali, misurabili.
Dopamina e “ricompense sociali”
Ogni volta che riceviamo un like, un messaggio, una notifica, il cervello attiva un circuito dopaminergico: lo stesso coinvolto nella gratificazione immediata.
Questo effetto è ancora più potente nei bambini e nei ragazzi, perché:
- il loro sistema dopaminergico è più reattivo e meno regolato,
- la corteccia prefrontale (che modula l’impulso) non è ancora completamente sviluppata,
- il bisogno di appartenenza e riconoscimento è massimo in preadolescenza.
Il risultato è una ricerca costante di segnali di approvazione, che può diventare ossessiva.
Non importa cosa si pubblica: importa chi risponde e quanto in fretta.
Effetti sullo sviluppo dell’autostima
Quando l’immagine di sé si costruisce attraverso parametri esterni (like, visualizzazioni, commenti), il bambino o il ragazzo rischia di:
- sentirsi valido solo se approvato,
- evitare di mostrarsi per ciò che è, temendo il giudizio,
- confondere il proprio valore con la popolarità,
- vivere emozioni forti per eventi banali (non ricevere risposte, perdere un follower, confrontarsi con altri).
Nel tempo, questo indebolisce la capacità di:
- tollerare il rifiuto,
- sostenere l’autostima in modo interno,
- restare fedeli alla propria autenticità.
Come possiamo educare alla consapevolezza digitale?
1. Parlare esplicitamente del tema
Non dare per scontato che i bambini capiscano il funzionamento dei social o dei giochi online.
Spiega cosa sono i like, come funzionano gli algoritmi, perché certi contenuti “piacciono di più”.
Svela i meccanismi dietro le quinte.
2. Rinforzare l’autostima offline
Dedica tempo a riconoscere i punti di forza reali del bambino: creatività, generosità, perseveranza, curiosità.
Valorizza l’impegno, non solo il risultato.
Fai in modo che il suo valore non dipenda da uno schermo, ma da esperienze vere.
3. Educare al senso critico
Aiuta i ragazzi a capire che i numeri non dicono tutto.
Incoraggiali a chiedersi: “Perché voglio postare questo?”, “A chi voglio davvero piacere?”, “Cosa dice di me questa foto o questo commento?”
4. Limitare l’accesso precoce ai social
Anche se molti bambini oggi iniziano a usare social e piattaforme di messaggistica in età molto precoce, l’età consigliata è almeno 13 anni, e con un accompagnamento costante.
Tutelare significa anche dare tempo alla mente di costruire solide basi interiori prima di esporsi al giudizio digitale.
La cosa più importante: il valore dello sguardo reale
Nessun like vale quanto uno sguardo pieno di presenza.
Nessuna notifica vale quanto una conversazione autentica.
Nessun follower vale quanto un legame profondo.
Nel prossimo articolo parleremo proprio di questo: come la tecnologia modifica la percezione del tempo nei bambini, alterando la loro capacità di attendere, immaginare e godersi il presente.