Schermi e prima infanzia: perché evitarli nei primi mille giorni

Il cervello dei bambini da 0 a 3 anni ha bisogno di relazione, movimento e sensorialità reale, non stimoli digitali

“Guarda come sta tranquillo quando ha il telefono in mano…”
“Lo usa solo per pochi minuti, ma sembra già sapere tutto!”
“È ancora piccolo per capire, ma almeno si distrae.”

A prima vista, tutto sembra sotto controllo. Il bambino non protesta, non corre in giro, non piange.
Eppure, quella calma apparente può nascondere un sovraccarico silenzioso, perché il cervello di un bambino sotto i 3 anni non è pronto per gestire le stimolazioni di uno schermo.

Credists: Freepik

Molti genitori lo intuiscono. E oggi la scienza lo conferma: nella primissima infanzia, l’uso degli schermi andrebbe evitato del tutto o ridotto al minimo, e sempre con presenza attiva dell’adulto.

I primi mille giorni: un periodo irripetibile

Dal concepimento ai 3 anni, il cervello del bambino vive la fase più intensa di crescita e organizzazione di tutta la vita.
Ogni secondo, si formano oltre un milione di nuove connessioni neurali.
Ma non si tratta solo di “crescita”: è il momento in cui si costruiscono le basi della percezione, della memoria, della regolazione emotiva, del linguaggio e della relazione.

Questo processo avviene attraverso l’esperienza reale, fatta di:

  • contatto fisico,
  • sguardi,
  • voci vere,
  • movimenti del corpo nello spazio,
  • manipolazione di oggetti concreti,
  • interazioni ripetute con le figure di riferimento.

Perché lo schermo è fuori misura per questa età?

Perché offre una stimolazione sensoriale squilibrata e una relazione priva di reciprocità.
Anche se i video sembrano “educativi” o colorati, non sono adatti al cervello in formazione.

Ecco cosa rischia di venire compromesso:

  • lo sviluppo del linguaggio (il bambino non ascolta parole reali e non le usa),
  • la coordinazione motoria (il corpo resta fermo),
  • l’attenzione sostenuta (abituata a stimoli veloci e continui),
  • la regolazione emotiva (manca l’auto-consolazione, sostituita da distrazione passiva),
  • la relazione con l’adulto (meno dialogo, meno scambio, meno sguardi).

Gli effetti osservati nei bambini piccoli esposti precocemente agli schermi

Numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra uso di schermi sotto i 3 anni e:

  • ritardi nel linguaggio,
  • minore sviluppo sociale ed empatico,
  • difficoltà di attenzione,
  • irrequietezza e disturbi del sonno,
  • minore motricità fine e globale.

Anche un’esposizione limitata ma quotidiana può avere un impatto, se non bilanciata da una forte presenza relazionale e corporea.

E allora cosa fare nei momenti di stanchezza o bisogno?

La tentazione di “accendere lo schermo” è comprensibile, specie in momenti critici della giornata.
Ma ci sono alternative semplici, che rispettano i tempi e i bisogni del bambino:

  • tenere in braccio cantando, anche solo per pochi minuti,
  • osservare dalla finestra, indicando ciò che si vede,
  • manipolare oggetti morbidi, naturali, sicuri,
  • leggere un libro illustrato lentamente,
  • ripetere una piccola routine (filastrocca, canzone, suono familiare),
  • rallentare, restare nel silenzio accanto.

Il messaggio chiave: meno è meglio, e meglio è la relazione

Non è un problema se un bambino ha visto qualche video una volta ogni tanto.
Ma è importante che l’adulto non pensi allo schermo come a uno strumento neutro o educativo in questa fase della vita.

Il vero “nutrimento” per il cervello di un bambino tra 0 e 3 anni è:

  • un adulto che lo guarda con attenzione,
  • parole vere, dette lentamente,
  • un ambiente fisico da esplorare con il corpo,
  • la possibilità di fare da sé, a piccoli passi.

Nel prossimo articolo vedremo come cambia il bisogno di movimento, esplorazione e interazione nei bambini tra i 4 e i 6 anni, e perché in questa fascia l’uso degli schermi dovrebbe essere ancora molto limitato e sempre supervisionato.

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