Multitasking e apprendimento: perché meno è meglio per i bambini

Fare più cose insieme non significa imparare di più: i veri rischi del multitasking digitale

“Fa i compiti con il tablet acceso e la musica in cuffia.”
“Passa da un’app all’altra senza sosta, come se fosse normale.”
“Dice di riuscire a seguire tutto… ma poi dimentica subito.”

Nell’era digitale il multitasking sembra un’abilità da potenziare:
fare più cose contemporaneamente, alternare rapidamente compiti diversi,
rispondere a stimoli molteplici in un tempo minimo.

Multitasking e apprendimento: bambino che svolge diverse attività in contemporanea
Credits: Freepik

Ma la scienza è chiara: il cervello umano, soprattutto quello in crescita, non è fatto per il multitasking.
Al contrario, questa abitudine può ostacolare l’apprendimento, aumentare la fatica mentale e ridurre la qualità delle esperienze vissute.

Il cervello del bambino funziona “in serie”, non “in parallelo”

Quando si passa da un’attività all’altra, il cervello:

  • interrompe un processo cognitivo,
  • riorganizza le informazioni,
  • riattiva un altro schema mentale.

Questo passaggio continuo tra compiti richiede tempo ed energia, e nei bambini, che stanno ancora costruendo le loro capacità attentive, di memoria e autoregolazione, rischia di rallentare lo sviluppo invece di potenziarlo.

Quali sono gli effetti negativi del multitasking?

1. Apprendimento superficiale

Fare più cose insieme impedisce una rielaborazione profonda.
Il bambino può ricordare meno, collegare meno e comprendere meno ciò che fa.

2. Maggiore affaticamento mentale

Il continuo cambio di compito consuma energia cognitiva.
Il bambino sembra attivo, ma in realtà si stanca prima e rende meno.

3. Ridotta capacità di concentrazione

Abituarsi a frammentare l’attenzione rende difficile sostenere l’attenzione per più di pochi minuti.

4. Aumento dell’ansia e della frustrazione

Quando si fa tanto ma si conclude poco, il bambino può sentirsi:

  • incapace,
  • disorganizzato,
  • frustrato dal non riuscire a raggiungere risultati.

5. Minore tolleranza alla monotonia

Il cervello si abitua a stimoli veloci e variabili, e le attività più lente (come leggere o scrivere) diventano faticose e “noiose”.

Come aiutare i bambini a sviluppare un’attenzione focalizzata?

1. Favorire attività singole e chiare

  • Leggere senza altri stimoli,
  • fare i compiti senza interruzioni,
  • costruire o disegnare in un ambiente tranquillo.
    Una cosa alla volta. Con presenza.

2. Limitare la compresenza di schermi durante altre attività

  • Niente TV durante i pasti,
  • niente video mentre si studia,
  • niente musica a tutto volume mentre si legge.
    Ogni attività ha bisogno del suo spazio mentale.

3. Allenare la sequenzialità

Aiutare il bambino a:

  • finire un compito prima di iniziarne un altro,
  • ricordare i passaggi di un’attività,
  • raccontare con ordine ciò che ha fatto.
    Questo sostiene la memoria di lavoro e la capacità organizzativa.

4. Modellare comportamenti coerenti

Anche gli adulti possono:

  • mettere via il telefono quando parlano,
  • evitare di interrompersi da soli,
  • mostrare che il tempo dedicato è tempo pieno.
    I bambini imparano osservando.

Imparare è un processo profondo, non veloce

In un mondo che premia la rapidità, riconoscere il valore della lentezza e della concentrazione è un atto educativo essenziale.
Aiutare i bambini a fare meno cose, ma con più attenzione, non significa rallentarli,
significa insegnare loro a pensare meglio, a sentire di più, a vivere con maggiore pienezza.

Nel prossimo articolo parleremo di un’altra scorciatoia che può diventare un ostacolo: quando la tecnologia viene usata per regolare le emozioni, e cosa accade se diventa l’unico modo per calmarsi o distrarsi.

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