Coerenza, presenza e consapevolezza: tre alleati per educare anche quando non parliamo
“Gli dico di spegnere il tablet, ma poi mi vede sempre con lo smartphone in mano.”
“Mi chiede perché posso stare al telefono e lui no.”
“Quando gli ho tolto il dispositivo, mi ha detto: ‘Tu sei peggio di me’.”
I bambini non imparano solo da ciò che diciamo, ma soprattutto da ciò che facciamo.
E quando si parla di tecnologia, questa dinamica si fa ancora più evidente.

Un genitore che predica il limite ma è sempre connesso trasmette confusione, non regole.
Per essere guida nel mondo digitale, non servono solo parole, ma scelte visibili e coerenti.
Perché il nostro comportamento digitale conta così tanto?
Perché siamo noi:
- il primo schermo che guardano,
- il primo “algoritmo” che osservano,
- il primo “tempo reale” con cui si confrontano.
Ogni nostro gesto diventa un messaggio implicito:
- Se guardiamo il telefono mentre ci parlano → “Non sei importante quanto quello schermo.”
- Se interrompiamo un gioco per rispondere a una notifica → “Lì c’è qualcosa di più urgente.”
- Se usiamo il tablet a tavola → “Questa è una cosa normale.”
Anche senza volerlo, stiamo educando. Sempre.
Come diventare modelli digitali più consapevoli?
1. Osservare il proprio uso della tecnologia
Chiedersi:
- “Quante volte guardo il telefono senza un vero motivo?”
- “Lo uso nei momenti in cui potrei essere presente con i miei figli?”
La consapevolezza è il primo passo.
2. Creare “zone libere da schermi” anche per gli adulti
- A tavola
- Prima di dormire
- Durante i momenti condivisi
Non solo per i bambini. Per tutti.
3. Dichiarare il proprio uso digitale
- “Ora controllo un messaggio di lavoro, poi sono tutto per te.”
- “Sto usando il telefono per cercare quella ricetta che ti piace.”
Nominare ciò che si fa educa alla trasparenza.
4. Mostrare il piacere di stare offline
- Leggere un libro
- Camminare senza telefono
- Fare una telefonata con calma
Valorizzare i momenti “senza” come fonte di benessere.
5. Accettare di non essere perfetti
Non serve diventare genitori “analogici” a tutti i costi.
Serve mostrare impegno, ascolto, coerenza sufficiente.
Anche ammettere una distrazione e chiedere scusa è un grande gesto educativo.
Educare con l’esempio è il gesto più potente
Un bambino che vede un adulto capace di spegnere, di aspettare, di ascoltare davvero,
impara che non tutto deve essere rapido, che non tutto arriva da uno schermo, che c’è valore anche nella lentezza e nella relazione vera.
Perché non esistono regole che funzionano davvero se non sono accompagnate da uno sguardo, una presenza, una scelta coerente.
Nel prossimo articolo parleremo di come il dialogo familiare possa diventare un’occasione per educare alla consapevolezza digitale, attraverso domande, ascolto e confronto, fin dalla tenera età.