Come accompagnare gli adolescenti in un uso consapevole della tecnologia, senza invadere ma restando presenti
“È sempre in camera con il telefono.”
“Dice che si rilassa così, ma non parla più con nessuno.”
“Non capisco cosa guarda, né con chi si scrive.”
L’adolescenza è, da sempre, un periodo di passaggi delicati: dal corpo che cambia al desiderio di indipendenza, dalla ricerca dell’identità al bisogno di appartenenza.
Oggi però questi passaggi si compiono anche – e spesso soprattutto – attraverso gli strumenti digitali.

Il mondo online è diventato il luogo della socialità, dell’esplorazione personale, della ribellione e, in molti casi, della fragilità nascosta.
Per questo, accompagnare gli adolescenti nell’uso della tecnologia richiede un’attenzione nuova, che non parte dal controllo, ma dalla relazione.
L’adolescente e la tecnologia: un’alleanza complessa
Tra i 14 e i 17 anni, l’uso della tecnologia assume nuove funzioni:
- espressione della propria identità e creatività,
- spazio di autoaffermazione e sperimentazione,
- mezzo per approfondire passioni o ideologie,
- canale per vivere l’intimità e l’amicizia,
- rifugio nei momenti di difficoltà emotiva.
La tecnologia non è più solo intrattenimento, ma parte integrante della vita emotiva, sociale e relazionale.
I rischi più comuni (e spesso invisibili)
- Isolamento sociale reale, nonostante una rete virtuale fittamente popolata.
- Confronto continuo con modelli idealizzati, influencer, standard irraggiungibili.
- Perdita del ritmo sonno-veglia per uso notturno del telefono.
- Dipendenza psicologica dai social, dai videogiochi o dalle notifiche.
- Accesso a contenuti inadeguati (violenza, pornografia, messaggi distorti sull’identità).
- Comunicazione ridotta con i genitori, vissuti come intrusivi o giudicanti.
Quando il silenzio è un segnale
Molti genitori, in questa fase, raccontano:
“Non so più cosa fa online.”
“Non vuole che guardiamo il telefono.”
“Non si confida più come prima.”
Ma dietro questo silenzio può esserci più bisogno che mai di essere visti, ascoltati e capiti.
La distanza non va forzata, ma tenuta viva con piccoli gesti di vicinanza autentica.
Cosa può fare un genitore (senza invadere né rinunciare)?
1. Mantenere canali aperti
Anche se sembra che non ascoltino, gli adolescenti registrano tutto. Le domande contano. I silenzi pieni di presenza ancora di più.
- “Come ti senti in questo periodo online?”
- “Hai mai sentito pressione sui social?”
- “Ti è mai successo di vedere qualcosa che ti ha turbato?”
2. Coltivare il confronto, non lo scontro
Evitare frasi assolute (“Stai sempre al telefono!”, “È tutta colpa di internet”) e privilegiare dialoghi che aprono (“Mi preoccupa questo… ne possiamo parlare?”).
3. Offrire fiducia ma non assenza
Non è necessario sapere tutto, ma è importante dare un messaggio chiaro di presenza e disponibilità.
Non solo quando qualcosa va storto, ma anche prima.
4. Riconoscere il valore degli interessi digitali
Molti adolescenti sviluppano passioni, talenti, creatività proprio online.
Saperle vedere, valorizzare e discutere insieme può trasformare la tecnologia in un terreno comune, non in un muro.
5. Proteggere senza soffocare
A questa età, è fondamentale parlare di:
- uso responsabile dei social e dei messaggi,
- privacy e rispetto degli altri,
- gestione dell’immagine digitale,
- pericoli legati alla rete (cyberbullismo, manipolazione, pornografia).
Senza fare terrorismo, ma offrendo strumenti di pensiero critico.
Il valore della coerenza e dell’esempio
Gli adolescenti osservano.
E anche se non lo dicono, si accorgono se un adulto è incoerente, se predica bene e razzola male.
Mostrare che anche noi sappiamo prenderci una pausa dagli schermi, dire “adesso spengo anch’io”, raccontare il nostro rapporto con il digitale… sono azioni che educano più di mille parole.
Nel prossimo articolo parleremo proprio di questo: come gestire in modo equilibrato l’uso della tecnologia quando in famiglia ci sono figli di età diverse, ciascuno con bisogni e regole differenti.