Attenzione frammentata: come la tecnologia modifica la capacità di concentrazione nei bambini

Perché è sempre più difficile restare focalizzati e come aiutare i bambini a ritrovare l’attenzione profonda

“Non riesce a stare attento nemmeno per cinque minuti.”
“Si distrae in continuazione, anche durante le cose che gli piacciono.”
“Con i videogiochi è iperconcentrato… ma a scuola non riesce a stare fermo.”

Questi sono solo alcuni esempi di come la tecnologia e attenzione possono essere correlate. Tecnologia e attenzione sono strettamente collegate.

Tecnologia e attenzione: bambino con difficoltà di attenzione
Credits: @artroomstudio/Freepik

L’attenzione è una funzione complessa, che non nasce spontaneamente.
Si sviluppa nel tempo, grazie a esperienze graduali, relazioni, silenzi, stimoli coerenti e significativi.
Ma oggi, molti bambini faticano a restare concentrati, anche in situazioni che fino a pochi anni fa non creavano difficoltà.
Uno dei principali fattori di questo cambiamento è l’esposizione costante alla tecnologia digitale, che modifica le modalità di percezione, elaborazione e risposta agli stimoli. Infatti, la tecnologia e attenzione non sempre vanno di pari passo.

Cosa succede all’attenzione nell’era degli schermi?

1. Sovraccarico di stimoli rapidi e variabili

I contenuti digitali propongono:

  • immagini veloci,
  • cambi di scena frequenti,
  • premi immediati.
    Il cervello, abituato a questo ritmo, fa sempre più fatica a reggere attività lente, monotone o lineari, rendendo la relazione tra tecnologia e attenzione ancora più critica.

2. Passività percettiva

Molti contenuti digitali richiedono una reazione semplice e ripetitiva, non un’attenzione attiva e riflessiva.
Risultato: si sviluppa un’attenzione “reattiva”, non “sostenuta”. Per questo, bisogna trovare un equilibrio tra tecnologia e attenzione.

3. Riduzione della soglia di tolleranza alla noia

Quando l’attenzione è allenata solo con contenuti eccitanti, tutto ciò che richiede pazienza viene percepito come “noioso” o “inaccettabile”.

4. Attenzione selettiva e frammentata

Passare continuamente da un’app all’altra, da un video all’altro, frammenta la capacità di mantenere il focus su un solo stimolo per un tempo prolungato.

Quali sono le conseguenze nel tempo?

  • Difficoltà di concentrazione a scuola
  • Impulsività nelle risposte
  • Scarsa tolleranza alla frustrazione
  • Fatica nel portare a termine compiti
  • Senso di confusione o ansia quando non ci sono stimoli digitali
  • Tendenza a cercare sempre “di più”, “più in fretta”, “più forte”

Come possiamo allenare una buona capacità di attenzione?

1. Proporre attività con inizio, sviluppo e fine

Puzzle, costruzioni, storie…
La linearità rafforza l’attenzione sostenuta.

2. Aumentare gradualmente i tempi di concentrazione

Anche solo 5 minuti al giorno in più, con calma e pazienza, aiutano il cervello ad abituarsi a restare.

3. Offrire stimoli coerenti e non eccessivi

Un ambiente ordinato, silenzioso e senza distrazioni visive aiuta il bambino a concentrarsi davvero.

4. Leggere insieme ad alta voce

Le storie allenano:

  • la memoria,
  • la previsione,
  • il legame tra parole e immagini.
    È una delle palestre migliori per la mente che impara a focalizzarsi. In questo modo, si può trovare un equilibrio tra tecnologia e attenzione.

5. Proporre tempi digitali alternati a tempi “vuoti”

Ogni esperienza online deve avere un “dopo” che favorisca l’elaborazione, la lentezza, la riflessione.

6. Sostenere il piacere della scoperta

Quando un’attività è significativa e coinvolgente, l’attenzione si attiva in modo naturale.
Non serve forzarla, ma nutrirla.

Aiutare l’attenzione è un atto educativo quotidiano

In un mondo che frammenta, educare alla concentrazione è un gesto controcorrente.
Ma è proprio questa capacità che permette ai bambini di imparare, relazionarsi, emozionarsi con profondità.
L’attenzione non va pretesa: va costruita.
Un minuto alla volta. Con fiducia, presenza e ascolto.

Nel prossimo articolo parleremo di multitasking e apprendimento: perché fare più cose contemporaneamente non è una risorsa per i bambini, ma un rischio da comprendere e gestire.

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