Gioco libero vs gioco digitale: due mondi, due cervelli

“Oggi si è annoiato tutto il pomeriggio. Non voleva fare nulla. Alla fine ho ceduto e gli ho dato il tablet.”

Quante volte succede? Un momento di noia, un bambino irrequieto, e la tecnologia diventa la soluzione più comoda e veloce. Eppure, quella noia è preziosa, e il gioco libero che ne può nascere è uno degli strumenti più potenti per lo sviluppo del bambino.

Ma cosa distingue davvero il gioco libero da quello digitale? Perché un’attività così semplice come inventare una storia con due pupazzi può essere più utile, a livello cerebrale e relazionale, di un videogioco apparentemente “educativo”?

Gioco libero: un laboratorio di crescita

Quando un bambino gioca liberamente – senza uno schermo che lo guida, senza regole già scritte – attiva una quantità incredibile di abilità:

  • Pianifica (“cosa costruisco?”)
  • Sperimenta (“cosa succede se lo faccio così?”)
  • Risolve problemi (“come raddrizzo la torre che crolla?”)
  • Cambia ruolo (“oggi sono il dottore, domani il dinosauro”)
  • Allena il corpo (correndo, saltando, costruendo)
  • Regola le emozioni (frustrazione, gioia, collaborazione)

Il gioco libero è come una palestra invisibile in cui il bambino allena mente, corpo ed emozioni in modo spontaneo e completo.

Il gioco digitale: tutto già pronto

I videogiochi e le app per bambini sono progettati per essere accattivanti, rapidi, facili da usare. Spesso promettono apprendimento e sviluppo delle abilità cognitive.

Ma dietro questa promessa si nascondono alcuni limiti importanti:

  • Stimolazione passiva: il bambino reagisce a stimoli esterni, ma raramente crea qualcosa di suo.
  • Poca flessibilità: le regole sono predefinite, i ruoli assegnati, le soluzioni guidate.
  • Movimento limitato: la maggior parte del corpo è fermo, tranne le dita.
  • Dipendenza dalla gratificazione esterna: punteggi, suoni, premi virtuali che creano attaccamento al gioco, non all’esperienza.

In sintesi: il gioco digitale può allenare la velocità di reazione, ma spesso riduce creatività, immaginazione e autonomia.

Gioco libero = autonomia e intelligenza emotiva

Quando il bambino gioca liberamente, si allena anche a gestire il fallimento, a negoziare ruoli con gli altri, a inventare nuove strategie.

Non c’è punteggio finale, non c’è classifica: c’è solo il piacere di fare, di provare, di sbagliare e di ricominciare.

In termini cognitivi, il gioco libero:

  • Rafforza le funzioni esecutive (memoria di lavoro, flessibilità, autocontrollo).
  • Favorisce l’apprendimento profondo (legare concetti a esperienze concrete).
  • Migliora l’intelligenza sociale e l’empatia (quando si gioca insieme).

E non serve nulla di speciale: qualche oggetto, un po’ di tempo e… spazio per l’immaginazione.

E se si annoia? È un bene.

Uno dei grandi timori dei genitori oggi è: “si annoia”.

Ma la noia è il punto di partenza del gioco libero. È quel vuoto che stimola la creatività, che obbliga il cervello a cercare dentro di sé nuove idee, nuovi modi di occupare il tempo.

Quando riempiamo ogni attimo con uno schermo, impediamo ai bambini di scoprire cosa possono fare con le proprie risorse interiori.

Come favorire il gioco libero?

  • Riduci gradualmente il tempo digitale e lascia “spazi vuoti” nella giornata.
  • Offri materiali semplici: costruzioni, fogli, colori, cuscini, scatole…
  • Non organizzare tutto: lascia che il gioco nasca da solo, senza doverlo strutturare.
  • Osserva senza intervenire: fidati delle sue capacità di inventare e risolvere.
  • Gioca insieme, ma lascia anche che giochi da solo: l’equilibrio è la chiave.

Tornare a giocare per imparare a vivere

Il gioco libero non è una perdita di tempo. È la forma più pura e potente di apprendimento che un bambino possa avere.

Restituire spazio al gioco libero significa restituire spazio alla crescita vera, quella che non si misura in punteggi ma in conquiste interiori: pazienza, creatività, autonomia, fiducia.

Nel prossimo articolo parleremo di obesità infantile e sedentarietà digitale, e di come lo stile di vita sempre più “immobile” stia cambiando il corpo dei bambini, oltre che la mente.

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