Stress e schermi: quando il cervello dei bambini è sempre “in allerta”

Come l’uso eccessivo della tecnologia può alterare il sistema nervoso e aumentare i livelli di cortisolo

“Dopo un po’ che guarda lo schermo, diventa irrequieto.”
“Non riesce a rilassarsi, anche quando è fermo.”
“Va in tilt per sciocchezze, come se fosse sempre al limite.”

Molti genitori descrivono così lo stato emotivo dei loro figli. Apparentemente tranquilli mentre usano il tablet o guardano video, ma poi… scatti di rabbia, pianti improvvisi, ansia immotivata.
Cosa succede davvero dentro il loro corpo e nel sistema nervoso?

Credits: @master1305/Freepik

Per capirlo, dobbiamo guardare oltre il comportamento esteriore e osservare cosa accade a livello fisiologico, a partire da un protagonista spesso ignorato: il cortisolo.

Cos’è il cortisolo e perché è importante

Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, conosciuto come “ormone dello stress”.
In situazioni di pericolo reale o percepito, prepara il corpo a reagire: aumenta la vigilanza, accelera il battito cardiaco, mobilita energia.

È una risposta utile… ma solo se temporanea.
Se lo stress diventa continuo – anche se non ce ne accorgiamo – il cortisolo resta elevato troppo a lungo, e può diventare tossico per il cervello in sviluppo.

Perché la tecnologia può aumentare il cortisolo?

Molti contenuti digitali, pur non essendo violenti, sono iperstimolanti:

  • colori intensi,
  • suoni veloci,
  • ritmo rapido,
  • passaggi continui da un contenuto all’altro.

Questa stimolazione costante tiene il cervello in uno stato di attivazione simile a quello di una “minaccia percepita”.
Non c’è un pericolo vero, ma il sistema nervoso non fa distinzione tra un mostro in un videogioco e una situazione reale di stress.

E così, anche se il bambino è seduto, tranquillo, il suo corpo è in realtà in tensione, pronto a reagire.

Cosa comporta uno stress cronico nei bambini?

Un’eccessiva attivazione del sistema nervoso può portare a:

  • irritabilità frequente,
  • difficoltà a calmarsi da soli,
  • disturbi del sonno,
  • fatica a concentrarsi,
  • sbalzi emotivi intensi,
  • maggiore vulnerabilità a stati ansiosi.

Inoltre, il cortisolo in eccesso interferisce con lo sviluppo dell’ippocampo e della corteccia prefrontale, aree fondamentali per la memoria, l’autoregolazione e il pensiero riflessivo.

Quando il corpo parla prima delle parole

Un bambino stressato non sempre dice “mi sento agitato”.
Ma il suo corpo lo mostra.

Fai attenzione a segnali come:

  • postura contratta anche a riposo,
  • movimenti frenetici o, al contrario, blocchi motori,
  • tic o gesti ripetitivi,
  • difficoltà a “staccarsi” dallo schermo senza crisi,
  • respiro superficiale, sonno irregolare.

Questi segnali non sono colpe. Sono richieste di aiuto biologiche.

Come possiamo agire in modo preventivo?

  • Ridurre il tempo di esposizione agli schermi, soprattutto nei momenti sensibili (prima di dormire, appena svegli, dopo una giornata intensa).
  • Favorire ambienti sensoriali più “neutri” e naturali: luce soffusa, suoni reali, silenzi.
  • Alternare l’uso della tecnologia con momenti di decompressione attiva: camminate, gioco libero, stretching, musica tranquilla.
  • Osservare e rispettare i tempi di recupero: se dopo lo schermo il bambino appare teso o stanco, non proporgli subito un’altra attività.
  • Introdurre piccoli rituali di rilassamento quotidiano, anche semplici: un bagno caldo, un racconto letto insieme, un massaggio lieve.

La tecnologia non è di per sé stressante.
Ma l’uso intenso, frammentato, senza limiti né filtri sì.

A volte, basta poco per riportare il corpo e la mente in uno stato di equilibrio: un momento di silenzio condiviso, una corsa nel prato, uno sguardo tranquillo che dice “va tutto bene, sono qui”.

Nel prossimo articolo parleremo proprio del cervello in formazione da un altro punto di vista: l’impatto dell’uso digitale su attenzione, memoria e flessibilità cognitiva, ovvero le funzioni esecutive più importanti per affrontare il mondo reale.

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