Placare un pianto, distrarre da una rabbia, riempire un vuoto: quando lo schermo sostituisce l’educazione emotiva
“Appena inizia a lamentarsi, gli do il telefono e si tranquillizza.”
“È l’unica cosa che lo calma quando ha una crisi.”
“Non riesce ad aspettare al ristorante, allora gli faccio vedere un cartone.”
Sempre più spesso la tecnologia viene usata non solo per intrattenere, ma per gestire le emozioni difficili dei bambini.

Noia, rabbia, frustrazione, stanchezza, tristezza…
basta uno schermo, e tutto sembra sparire.
Ma cosa succede quando l’unica strategia emotiva disponibile è la distrazione digitale?
Le emozioni hanno bisogno di essere vissute, non zittite
Ogni emozione, anche la più scomoda, ha una funzione evolutiva:
- la rabbia difende i confini,
- la tristezza segnala un bisogno,
- la noia stimola la creatività,
- la paura protegge dai pericoli.
Se interveniamo sempre con uno schermo per “calmare” o “distrarre”, impediamo al bambino di attraversare quelle emozioni, riconoscerle, esprimerle e imparare a gestirle.
Quali sono i rischi di una regolazione emotiva affidata alla tecnologia?
1. Dipendenza emotiva dal dispositivo
Il bambino impara che solo lo schermo può calmarlo, e perde fiducia nelle proprie risorse.
2. Evitamento delle emozioni difficili
Non sviluppa strategie interne per affrontare la frustrazione, l’attesa, il conflitto.
Risultato? Crollo emotivo appena lo schermo non c’è.
3. Mancato sviluppo dell’autoregolazione
La capacità di calmarsi, consolarsi, aspettare…
non si acquisisce con la crescita automatica, ma con l’esperienza.
Se la tecnologia occupa sempre quello spazio, il cervello non impara.
4. Povertà espressiva
Se non si nominano, rappresentano, comprendono le emozioni, il linguaggio emotivo resta limitato.
Come aiutare i bambini a gestire le emozioni senza schermi?
1. Validare l’emozione, prima di cercare di calmarla
- “Capisco che sei arrabbiato.”
- “È difficile aspettare, vero?”
Riconoscere è il primo passo per regolare.
2. Offrire alternative corporee e simboliche
- Movimento: correre, tirare, saltare
- Gioco: travestimenti, disegno, costruzioni
- Contatto: abbracci, presenza, voce calma
Ogni emozione può trovare un canale reale di espressione.
3. Essere disponibili, anche nel disagio
Non serve “aggiustare” subito.
A volte basta stare, accompagnare, ascoltare senza reazione immediata.
4. Parlare delle emozioni anche quando non ci sono crisi
Leggere libri sulle emozioni, raccontare episodi, nominare ciò che si prova.
La competenza emotiva si costruisce nel tempo.
5. Usare lo schermo solo come risorsa aggiuntiva, non sostitutiva
Un video rilassante può aiutare, ma non deve diventare l’unico rifugio.
Meglio sempre proporlo dopo il contatto umano, non al posto di esso.
Le emozioni non vanno zittite, vanno accompagnate
Se vogliamo che i bambini imparino a gestire la rabbia, a sopportare la noia, a consolare la tristezza,
dobbiamo offrire loro esperienze in cui queste emozioni siano riconosciute, accolte e vissute insieme.
La tecnologia può aiutare, ma non può sostituire la relazione umana.
Perché è solo nello sguardo di un adulto presente che un bambino impara a conoscere sé stesso.
Nel prossimo articolo ci concentreremo su un altro aspetto corporeo spesso trascurato: cosa accade al corpo del bambino quando resta troppo tempo fermo davanti agli schermi, e quali sono le conseguenze sul benessere fisico e posturale.