Perché in questa fascia d’età la tecnologia va usata con molta cautela e sempre in presenza dell’adulto
“Mamma, posso guardare un altro episodio?”
“È solo mezz’ora al giorno…”
“Così impara parole in inglese!”
Tra i 4 e i 6 anni i bambini sembrano più “grandi”, più autonomi. Sanno accendere un dispositivo, scegliere un video, ricordare le sequenze dei giochi.
E proprio per questo, molti adulti credono che un po’ di schermo non faccia male, anzi: possa essere istruttivo.

Ma il cervello di un bambino tra i 4 e i 6 anni non è ancora pronto a gestire gli effetti degli schermi senza guida e limiti chiari.
È una fase fondamentale, in cui linguaggio, attenzione, coordinazione, empatia e regolazione emotiva si sviluppano solo se nutriti da esperienze reali, corporee, lente, relazionali.
Cosa accade nel cervello tra i 4 e i 6 anni?
È il periodo in cui il bambino:
- arricchisce il vocabolario in modo esplosivo,
- raffina la capacità di narrare e comprendere storie,
- sviluppa le prime strategie di autoregolazione emotiva,
- migliora la coordinazione fine e globale,
- costruisce i primi legami sociali profondi,
- struttura la capacità di attenzione sostenuta.
Tutto questo richiede tempo, corpo, voce, relazione, gioco libero.
Gli schermi, al contrario, offrono:
- stimoli veloci,
- immagini che sostituiscono la parola,
- attività che non coinvolgono il corpo,
- gratificazioni rapide e continue.
Quali rischi comporta l’uso eccessivo degli schermi in questa fascia?
Anche in presenza di contenuti “educativi”, un uso regolare e non mediato può portare a:
- povertà linguistica,
- ritardo nell’elaborazione verbale,
- calo di motivazione al gioco spontaneo,
- aumento dell’irrequietezza o passività,
- difficoltà a gestire le emozioni e la frustrazione,
- minore capacità di restare concentrati su un’attività reale.
Inoltre, i bambini di questa età non distinguono sempre la finzione dalla realtà, e possono rimanere impressionati da immagini o sequenze apparentemente innocue.
Il ruolo fondamentale dell’adulto
A differenza dei primi tre anni, in questa fascia d’età è possibile introdurre l’uso dello schermo in modo saltuario, consapevole e condiviso.
Ma l’adulto deve restare parte attiva dell’esperienza.
Questo significa:
- guardare i contenuti insieme,
- fare domande su ciò che si vede,
- collegare ciò che accade sullo schermo alla vita reale,
- interrompere se il bambino mostra segni di agitazione o fatica,
- proporre subito dopo un’attività attiva e reale, per riequilibrare.
Quali alternative preferire?
- Libri illustrati letti ad alta voce, anche ripetutamente.
- Costruzioni, giochi di ruolo, disegno libero.
- Attività motorie, dentro e fuori casa.
- Ascolto di storie registrate (senza schermo).
- Musica, ballo, canto.
- Dialoghi quotidiani ricchi di parole e sguardi.
Ogni momento in cui il bambino usa il corpo, la voce, l’immaginazione e la relazione è un momento che nutre il cervello in modo sano e profondo.
Il messaggio chiave: più esperienze, meno scorciatoie
Tra i 4 e i 6 anni il bambino ha bisogno di costruire, non solo consumare.
Ogni “compromesso tecnologico” va valutato con attenzione, non per rigidità, ma per rispetto verso una mente che si sta formando e che ha bisogno di strumenti reali per diventare forte, curiosa e stabile.
Nel prossimo articolo parleremo di un’altra fase delicata e piena di potenzialità: quella tra i 7 e i 10 anni, in cui si consolidano le autonomie, aumentano gli stimoli scolastici e sociali, e diventa fondamentale aiutare i bambini a trovare un equilibrio tra schermo e realtà.